venerdì 2 ottobre 2009

Canto Primo

Nel mezzo del salon d'una taverna
mi ritrovai sul fil d'una spada
che sulla morte mia non si discerna.
Ora, della vita più si aggrada
chi tempo ha per adorarla mesto
che nera Signora accoglie rada,
e l'animo mio fu molto lesto
a rimediare fede per il vuoto
che, scuro, l'avrebbe avvolto presto.
Corsi per corso celeste ignoto,
tra nubi e cieli giunsi ratto
e il cuore alla visione è devoto;
quel che vidi, sembrare di matto
fantasia accade, seppur vero,
e di narrare a voi ne faccio fatto.
Mi trovai d'un tratto con un cero
dinanzi ad un palazzo antico,
attraversai di oro e marmo nero
il pavimento d'ingresso amico
fino ad una porta di fregi adorna;
quali gesta narrate non vi dico,
mai memoria di allora torna
di tali figure così splendenti,
di magnifica fattura le corna,
di grande perizia gli adunchi denti;
di più sfugge al mio intelletto sano.
Spinsi l'enorme portale in avanti,
leggero come piuma, fu strano,
si mosse, lasciando un grande varco
che di luce mi inondò. Come soprano
la voce supera il coro, dall'arco
giunse un profumo invitante, caldo,
di arrosto, che mi guidò entro il parco.
Tale era la sala che presi baldo
oltre l'entrata, adorna di piante,
di fiori immersa era, come araldo
mi feci avanti, cauto, l'istante
in cui vidi una tavola imbandita
e cinque scranni fatti per gigante;
attorno a tal gioia della vita,
trovai assieme gli dei antichi
che veneriamo divisi. Sita
in fitta discussione, Rhas con occhi
crudeli d'un tratto mi vide e d'ira
colma, voce possente: "Cosa cerchi?
Cosa al nostro cospetto ti attira,
misero unto di sì poco cervello?
Qual dannato vuoi, che respira
nuova vita e peggiore fardello?
Chi ti ha guidato fino alla nostra
dimora, che pur mortale non fallo
d'ingegno, visitare non osa?" Tra
tremiti e paure il lume mostrai,
con espressione stupita e tetra
gl'immortali volti attorno attirai
alla flebile fiamma, che ardeva
leggera; come in sogno serrai
il cero che così tanto prendeva

gli dei riuniti, fino a quando
m'accorsi di Faith che rideva:
"Giovane mortale, lumi cercando

sei giunto a codesto palazzo,
il pericolo imprevisto affrontando
di non tornare al vivere te avvezzo.
Folle o impavido che sia, gli inferni
di Rhas vedrai, ma nel tetro pozzo
solo non ti lascerò; perché torni
una guida esperta avrai al tuo fianco,
purché gli dei tutti in questi interni
siano d'accordo." Fu così franco
il discorso che gli altri commensali
a obiezione non diedero banco.
Lolt coperta da sottili strali
di seta, Ashanna foglie ridente,
consenso portarono senza mali,
Jaboth guerriero possente
di Rhas l'ultima parola aspettava:
"Misero stolto, mortale imprudente,
che pensi di trovare nella cava
dei più oscuri regni che io proteggo?
In quale prodigio credi ove grava
pianto d'anime morte cui traggo
l'immenso potere che possiedo?
Qualunque cosa nel regno che reggo
tu stia cercando invero non credo
la troverai; vai pure, mortale,
alle domande risposte non vedo."
Terrore colse allo sguardo regale
l'animo mio, fermo in quel luogo,
l'amaro permesso così brutale
lasciato m'aveva senza sfogo
al dire mio, che la lingua pare
di ghiaccio bruciare come rogo.
Aperta fu una porta e stagliare
sull'uscio di gatto una figura
vidi: "Giunto il tempo per te di andare,
giovane umano; Nebbia avrà cura
di portarti in salvo tra gli aviti
regni di Rhas immortale." L'oscura
porta varcai con due passi arditi.

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