Nel mezzo del salon d'una taverna mi ritrovai sul fil d'una spada che sulla morte mia non si discerna. Ora, della vita più si aggrada chi tempo ha per adorarla mesto che nera Signora accoglie rada, e l'animo mio fu molto lesto a rimediare fede per il vuoto che, scuro, l'avrebbe avvolto presto. Corsi per corso celeste ignoto, tra nubi e cieli giunsi ratto e il cuore alla visione è devoto; quel che vidi, sembrare di matto fantasia accade, seppur vero, e di narrare a voi ne faccio fatto. Mi trovai d'un tratto con un cero dinanzi ad un palazzo antico, attraversai di oro e marmo nero il pavimento d'ingresso amico fino ad una porta di fregi adorna; quali gesta narrate non vi dico, mai memoria di allora torna di tali figure così splendenti, di magnifica fattura le corna, di grande perizia gli adunchi denti; di più sfugge al mio intelletto sano. Spinsi l'enorme portale in avanti, leggero come piuma, fu strano, si mosse, lasciando un grande varco che di luce mi inondò. Come soprano la voce supera il coro, dall'arco giunse un profumo invitante, caldo, di arrosto, che mi guidò entro il parco. Tale era la sala che presi baldo oltre l'entrata, adorna di piante, di fiori immersa era, come araldo mi feci avanti, cauto, l'istante in cui vidi una tavola imbandita e cinque scranni fatti per gigante; attorno a tal gioia della vita, trovai assieme gli dei antichi che veneriamo divisi. Sita in fitta discussione, Rhas con occhi crudeli d'un tratto mi vide e d'ira colma, voce possente: "Cosa cerchi? Cosa al nostro cospetto ti attira, misero unto di sì poco cervello? Qual dannato vuoi, che respira nuova vita e peggiore fardello? Chi ti ha guidato fino alla nostra | dimora, che pur mortale non fallo d'ingegno, visitare non osa?" Tra tremiti e paure il lume mostrai, con espressione stupita e tetra gl'immortali volti attorno attirai alla flebile fiamma, che ardeva leggera; come in sogno serrai il cero che così tanto prendeva gli dei riuniti, fino a quando m'accorsi di Faith che rideva: "Giovane mortale, lumi cercando sei giunto a codesto palazzo, il pericolo imprevisto affrontando di non tornare al vivere te avvezzo. Folle o impavido che sia, gli inferni di Rhas vedrai, ma nel tetro pozzo solo non ti lascerò; perché torni una guida esperta avrai al tuo fianco, purché gli dei tutti in questi interni siano d'accordo." Fu così franco il discorso che gli altri commensali a obiezione non diedero banco. Lolt coperta da sottili strali di seta, Ashanna foglie ridente, consenso portarono senza mali, Jaboth guerriero possente di Rhas l'ultima parola aspettava: "Misero stolto, mortale imprudente, che pensi di trovare nella cava dei più oscuri regni che io proteggo? In quale prodigio credi ove grava pianto d'anime morte cui traggo l'immenso potere che possiedo? Qualunque cosa nel regno che reggo tu stia cercando invero non credo la troverai; vai pure, mortale, alle domande risposte non vedo." Terrore colse allo sguardo regale l'animo mio, fermo in quel luogo, l'amaro permesso così brutale lasciato m'aveva senza sfogo al dire mio, che la lingua pare di ghiaccio bruciare come rogo. Aperta fu una porta e stagliare sull'uscio di gatto una figura vidi: "Giunto il tempo per te di andare, giovane umano; Nebbia avrà cura di portarti in salvo tra gli aviti regni di Rhas immortale." L'oscura porta varcai con due passi arditi. |
RACCONTI SCRITTI IN PUNTA DI DITA, SCORRENDO COME IL PAESAGGIO A BORDO DI UN TRENO
venerdì 2 ottobre 2009
Canto Primo
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