domenica 3 febbraio 2008

Duello

Questo e i prossimi racconti hanno partecipato ad un concorso letterario organizzato sul forum dei bookcrosser italiani. Il merito di questa grande idea va a Zazie, che ringrazio per aver stimolato la mia indole creativa.
Saranno tutti contrassegnati da un'etichetta (BC Concorso Letterario)




Il sole picchiava sulle loro teste come un maglio in una fucina batte su di un’incudine. Tom sapeva che da quella situazione non vi era scampo, non vi era una via di fuga; eppure non poteva finire così. Che lui e Tracy non andassero d’accordo lo sapeva tutta la città, ma addirittura intestardirsi per quella dannata bottiglia, per volerla a tutti i costi fino a giungere a questo punto, ad un vero duello, gli sembrava talmente irreale da cercare ancora di capire come fossero arrivati a tanto. Erano passati solo pochi giorni da quando, demolendo l’ennesimo edificio abbandonato, trovarono alcune casse contenenti delle bottiglie vuote, risalenti al tempo in cui in quell’arida piana pietrosa scorreva, limpida, l’acqua di alcune fonti nelle vicine colline. Un panorama ben diverso da adesso, verdi pascoli e campi coltivati si perdevano a vista d’occhio lungo tutto il corso del fiume; poi le fonti da un giorno con l’altro si seccarono e non vi fu più acqua.
Raccolti bruciati dalla siccità, manzi e pecore che per fame o per sete morivano in massa, intere famiglie rovinate, molti emigrarono cercando fortuna oltre le montagne. Le montagne: un confine tra la vita e la morte, dopo di quelle vi era prosperità e benessere, città enormi illuminate grazie alla potenza dell’energia elettrica ricavata dalle grandi centrali che sfruttavano la forza dell’acqua; sicuramente un posto migliore dove vivere, ma per arrivarci ci voleva molto denaro.

Erano tutte vuote, quelle bottiglie, reminiscenze di un tempo ormai lontano, seppure fossero passati soltano una ventina d’anni, e spostandole loro due ne notarono una diversa, pesante, chiusa....
piena: acqua delle fonti, vi erano dei collezionisti, vecchi papaveri arricchitisi col disastro, che avrebbero pagato il loro peso in oro per potersi fregiare di quel trofeo. Tom fu più veloce, prese la bottiglia e corse via, dando uno spintone a Tracy e mandandola a sbattere contro una delle travi portanti dell’edificio. La furia della ragazza non tardò a farsi sentire; d’altra parte l’oro avrebbe permesso la fuga da quell’inferno fatto di polvere e vento, con l’acqua clorata importata da oltre le montagne per sopravvivere. Lo cercò per tutta la città, urlando il suo nome, intimandogli di restituire ciò che gli aveva rubato; passarono solo poche ore, e Tom si trovò di nuovo di fronte quegli occhi azzurri come il ghiaccio, nelle vicinanze di uno dei pochi negozi ancora aperti:
- Dove pensavi di scappare? - La rabbia le usciva insieme alle parole, ringhiate tra i denti.
- Perché, tu non l’avresti fatto? -
- Dammi la bottiglia. -
- Scordatelo, è il mio passaporto verso una nuova vita, lontano da questo deserto. -
- NO! È MIA! IO DEVO ANDARMENE! IO NON POSSO PIÙ RIMANERE A MARCIRE TRA QUESTE STRADE! - Le sue urla si diffusero per tutta la strada.
- NEMMENO IO, BELLA! -
Tracy lo colpì con violenza, una due tre tante volte, prima che lo sceriffo la bloccasse.

Non era la prima volta che si azzuffavano per qualcosa, ne che finivano a passare la notte in una cella; cresciuti in un ambiente arido di soddisfazioni, non erano mai riusciti a trovare un modo per andare d’accordo: erano più le circostanze che il loro volere a metterli fianco a fianco, spesso all’interno delle pareti di quella fredda cella, divisi soltanto da alcune sbarre; notti passate a lanciarsi insulti e sputi, dato che venire alle mani era impossibile. Passarono molto del tempo in silenzio, lanciandosi occhiate piene di furore: allo sceriffo della bottiglia non dissero nulla, e lo sceriffo stesso non stette a perdere molto tempo con loro. A Tom non andava questa situazione di stallo: entrambi erano stanchi di quella vita senza prospettive, entrambi ne volevano una nuova, lontano, oltre le montagne, entrambi volevano potersi fare il bagno in acqua profumata e non in quel miscuglio canforato che arrivava ogni settimana da chi ancora l’acqua la possedeva, e la faceva pagare a caro prezzo:
- Cosa faresti una volta fuori da queste terre? - chiese Tom, nel cuore della notte: sapeva che lei non stava dormendo.
- Una casa, un lavoro decente, non quello schifo che facciamo qui, studiare... cambierei tutto, radicalmente - rispose, la voce quasi un sussuro. - E tu? -
- Più o meno le stesse cose -. C’era tristezza nella sua voce. - E se partissimo insieme? Vendiamo la bottiglia e con quello che ne ricaviamo, via, oltre le montagne... di oro c’è ne abbastanza per entrambi -
- Per arrivare là, e poi? Hai idea di quanto costi il viaggio? Non ho voglia di partire da qui sapendo di dover fare la fame una volta giunti alla nostra meta! -
- Ma io e te, assieme, potrem... -
- Io e te? Nemmeno morta, Tom! -
- Bella gratitudine! Ti sto offrendo una possibilità per fuggire da qui! -
- In cambio di cosa? Di me? Pensi di comprarmi così? -
- Fottiti! - disse Tom, con un sospiro.

Il vento mosse la sabbia rossastra della strada, lei ancora una volta di fronte ai suoi occhi, e questa volta sarebbe stata l’ultima. Dopo aver passato due giorni nelle accoglienti stanze dello sceriffo, Tom cercò di vendere la bottiglia, ma ogni volta che trovava un acquirente Tracy finiva per ostacolargli la transazione; andò avanti una settimana, contrattando a mai concludendo, con la ragazza sempre tra i piedi; non poteva andare avanti così, doveva affrontarla una volta per tutte: fu lei a sfidarlo a duello.
Gli portò proiettili e pistola, e gli diede solo ventiquattr’ore per farsi trovare di fronte al vecchio bar con il prezioso oggetto: lo sceriffo era in viaggio per la piana.
La bottiglia era lì, nel mezzo quasi a tracciare un confine invisibile tra i due contendenti; l’aria era tesa, l’atmosfera di attesa quasi irreale, per la strada unici spettatori i gatti: la campana della chiesa in fondo allo stradone cominciò a battere dodici rintocchi: un solo movimento, fluido, il braccio che rapidamente estrae la pistola, arma il cane, un doloroso e violento impatto sulla fronte e il suo cappello che vola, alto, il grilletto che viene azionato...



Il suono di vetri infranti e l’urlo carico di rabbia di lei furono gli ultimi rumori che Tom udì.

Nessun commento: